Descrizione
Quanto accade nella scuola non è altro che lo specchio fedele di ciò che avviene fuori, nella vita di tutti i giorni. Bambini, giovani e adulti eredi di una o più culture in movimento nel Belpaese generano un senso di “stranierità”, il primo step di un processo in cui l’entrare in contatto con una persona di cultura diversa, sconosciuta, obbliga al confronto/scontro tra menti diverse.
Le nostre radici culturali, che devono pur restare quale tratto distintivo dell’identità di ciascun individuo, dovrebbero essere considerate una delle tante sfumature di una tavolozza di colori da cui tutta la collettività possa attingere e trarne giovamento, con l’obiettivo di cogliere il meglio di ogni cultura per una società interconnessa in cui ognuno possa occupare un posto, rivestire una funzione, quella più consona alle proprie caratteristiche, attitudini ed esperienze, per la realizzazione del bene comune. Meglio, quindi, educare alle sfumature, alla pluralità, insegnare che nelle diversità c’è più gusto.
Il metodo proposto in questo percorso formativo, sperimentato da Silvia Rizzello, è da intendersi come un preparare il terreno a diventare fertile in una realtà sempre più plurale. Perché nella mediazione interculturale ciò che conta non è il risultato, come dall’alto di una cattedra ci hanno insegnato, ma quello che accade proprio dal basso, in maniera orizzontale; appunto, tra i banchi di scuola.