“Mio figlio è un genio” afferma il super genitore
“Mio figlio è un genio”– afferma il super genitore. Lo vorrebbe vincente, superiore, famoso. Dunque si prodiga affinché il figlio diventi perfetto. Nei progressi che egli sviluppa, orgoglioso ne narra la sua perfezione. Ed è così che i bambini in tenera età sono già competenti nelle lingue, nell’uso del pc, in competizioni sportive e in attività musicali. Questo è il tipico esempio di figli trofeo, geni da esibire a tutti.
E se il figlio non fosse un genio?
Dietro tanta magnificenza si cela un’ombra. Nel testo di Paola Scalari e Francesco Berto “Parola di bambino. Il mondo visto con i suoi occhi” si legge: «Il bambino si sente senza appigli e l’idea che ha di se stesso precipita in basso. A questa caduta reagisce o con tristezza o con una prepotente rabbia». La sensazione di non essere più ammirato e considerato, terrorizza e lascia spazio alla vergogna.
Il ragazzo è turbato per il fallimento della propria immagine desiderabile, ferito nel suo orgoglio. Si ritira dalla vita, auto-colpevolizzandosi per non essere stato perfetto come i suoi genitori avrebbero voluto. Questo porta il ragazzo a sentirsi in imbarazzo, rifugiandosi in internet e sperimentando l’isolamento.
La comprensione aiuta i ragazzi
I ragazzi che a scuola vengono bocciati spesso si sentono colpevoli e credono di essere fonte di delusione per i genitori. Il senso di smarrimento che questi ragazzi avvertono, li conduce a scomparire interiormente in quanto si sentono nulli. È importante che i genitori si mostrino comprensivi nei confronti dei loro figli, che li consolino, che non li facciano sentire soli. Ogni sconfitta deve essere occasione di confronto, indispensabile a generare amore e riflessione. I ragazzi non devono sentirsi di poco valore. La soluzione quindi è sostenerli nel cammino, incoraggiandoli a rialzarsi dopo ogni caduta.