Cosa pensano i bambini della vita e della morte?
Cosa pensano i bambini della vita e della morte? Oggi le donne non partoriscono più in casa e i bambini quindi non vivono più l’emozione e la trepidazione dell’affacciarsi al mondo di una nuova creatura. Allo stesso modo anche i familiari non muoiono più nelle proprie case e quindi i bimbi non sperimentano più l’angoscia e la sofferenza dell’accompagnare una persona cara verso la morte. Nascere e morire sono due eventi estremamente connessi tra loro, uno implica la venuta dell’altro. Insegnare ai bambini l’importanza dello scorrere del tempo e l’imprevedibilità del caso è importantissimo per la vita dei futuri uomini.
La vita, il tempo e la morte
Quali emozioni accompagnano il bambino nei suoi primi momenti di vita? Perché ogni bambino quando si separa dal corpo della mamma piange? Nessuno può ricordare i pensieri di quel momento eppure s’immagina che il pianto sia causato dalla separazione e dall’allontanamento dalle braccia della mamma.
Francesco Berto e Paola Scalari nel testo “Adesso basta. Ascoltami!” riportano alcune risposte di bambini in relazione al pianto della nascita. Per esempio la piccola Beatrice dice: “Io, quando sono nata, ho capito che volevano staccarmi dalla mamma. Come avrei fatto a ritrovarla se non l’avevo mai vista prima? E mi sono messa a piangere perché mi è venuta paura di morire”.
Attraverso le risposte dei bambini sulle tematiche della vita e del tempo, si può affermare che l’ambivalenza tra l’andare avanti nella crescita e il rimanere fermi, per non arrivare alla morte, è il loro conflitto di base. I bambini raccontano, attraverso le loro risposte, che cambiare non solo è un dovere di ogni piccolo, ma è anche un compito difficile per ogni essere umano poiché, di passaggio in passaggio, si arriva al capolinea, cioè alla morte.