L’utilità del centro di ascolto a scuola
Dal bisogno impellente di dare parola ai ragazzi, ai figli, agli alunni, è nata l’esperienza dei centri d’ascolto a scuola. I CIC (Centri di Informazione e di Consulenza) rappresentano un luogo dove i ragazzi possono parlare ed essere ascoltati, al di fuori del contesto familiare.
Dieci regole fondamentali per il servizio di psicologia scolastica
Autore del libro “Un posto per parlare” e psicologo scolastico, Saverio Abruzzese individua le dieci regole fondamentali relative al servizio di psicologia scolastica, una sorta di vademecum per gli alunni:
· Il centro di ascolto è aperto a tutti.
· L’intervento è sempre condizionato alla richiesta del diretto interessato, non esistono deleghe o invii al centro senza il consenso della persona interessata.
· I tutor o coordinatori del centro d’ascolto sono i mediatori tra il responsabile del centro e l’utenza.
· L’accesso al centro può essere spontaneo. Basta presentarsi direttamente senza preavviso.
· Il CIC non è soltanto centro di ascolto ma anche partecipazione ad assemblee di classe, di istituto e consigli di classe.
· Le vicende personali di cui si viene a conoscenza nel corso dell’ascolto sono legate al segreto professionale e quindi non possono essere rivelate. Inutile chiederle.
· Se il problema è personale, rimane circoscritto alla relazione fra psicologo e utente. Se invece il problema ha delle ricadute sul comportamento in classe o sul profitto scolastico, allora la soluzione va cercata insieme ai docenti.
· Se necessario, saranno convocate le famiglie. Sarà però necessario il consenso dell’alunno.
· Qualora a presentarsi al centro sarà il genitore, non necessariamente sarà coinvolto anche l’alunno, a meno che non sia necessario.
· La sensibilizzazione è necessaria, bisogna spiegare che lo psicologo non è colui che risolverà tutti i problemi, ma è colui che può educare i ragazzi al racconto .
Per approfondire la tematica clicca qui per accedere alla scheda del libro “Un posto per parlare”.